La filosofia e l’arte di fare il caffè

“Il Caffè non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perché privo di legame di servitù è il piacere più nobile”.

I lettori filosofi ci lascino passare la forzatura ma tra caffè e filosofia esistono davvero troppe connessioni. Un caffè è meditazione, la meditazione è filosofia quindi, il caffè è filosofia. E poi, Friedrich Nietzsche in persona si domandò: “L’ozio è il padre di ogni filosofia. Quindi la filosofia è un vizio?”.
Se il filosofo tedesco aveva dei dubbi per noi esistono solo certezze: il caffè è un vizio (tra i più belli) è figlio dell’ozio e quindi fratello della filosofia. Ancora dei dubbi?
Allora fate così, aprite un filosofo a caso. Vabbè, proprio a caso no. Un filosofo tra i primi dieci nomi di filosofi che vi vengono in mente. Platone? Ok, aprite un Dialogo di Platone e vedete se dopo tre minuti esatti non vi viene voglia di uno di quei caffè intensi, con sopra una crema color nocciola densa e persistente (a differenza di quella composta dalle odiose bollicine che in pochi secondi si dissolve) e con quel gusto che richiama il cioccolato, il miele e il caramello.
Funziona perchè l’ho provato. Ho aperto il Simposio e subito ho avvertito l’irrefrenabile voglia di un caffè. Non un caffè a caso. Il caffè.
Ho pensato a Veronero perchè Veronero sta al Caffè come Platone sta alla Filosofia. Più di cinquant’anni di esperienza, numerosi riconoscimenti internazionali tra cui il prestigioso Barawards 2015 e due locations che definirle suggestive è riduttivo.
Visito la sede di Poggiofranco (BA). È una caffetteria che non ti aspetti. Non ti aspetti il colore delle pareti, un verde che nemmeno una personal shopper con sorella diplomata in onicotecnica, padre tipografo, madre pittrice e zio carrozziere sa dirti che verde è. Il personale è cordiale e ben vestito. L’aria è fresca e gradevole. Insomma, l’atmosfera giusta per leggere Platone.
Ordino il mio caffè. Non posso descrivere in un articolo il caffè di Veronero. Ridurre questa esperienza ad una recensione è un po’ come riassumere Platone ad un suo aforisma.
Però in quel caffè ho incontrato due persone che hanno contribuito a rendere Veronero una straordinaria esperienza multisensoriale e questa ve la voglio raccontare.

Antonio Scarangelli

Amministratore Veronero Caffè

Da quel che so, tutto qui è stato creato per assecondare i cinque sensi. Due li conosco. Che mi dice della vista?

«Avrà visto il verde delle pareti».


Si. Ha un nome?


«Raincoat Gold Touch e non è solo bello. È lì per una precisa funzione».
Ora sono curioso…


«Sa perchè con il toro si usa il drappo rosso?».


Credo faccia infuriare il toro.


«Sbagliato. Il toro non riconosce i colori. Il drappo è rosso non per il povero toro ma per il pubblico. Infatti ad ogni carica che non va a segno, il drappo sventola e…».


…e il pubblico dice ohlè!


«Col nostro verde abbiamo voluto creare quella che tecnicamente si chiama dicotomia cromatica. Il caffè è passione e il colore della passione è il rosso. Ma noi abbiamo voluto opporre alla carica della caffeina un drappo verde, tranquillo e accomodante.
Un vecchio spot diceva: la passione è nulla senza il controllo. Ed eccoti il colore verde».


…ohlè!


«Per l’udito invece non ci siamo limitati ad insonorizzare l’intero locale per impedire ai rumori esterni di rovirarne l’armonia. Abbiamo preso accorgimenti affinchè anche internamente non ci fossero rumori fastidiosi. Un esempio? I piattini. Alla classica porcellana abbiamo preferito il policarbonato che, quando urta contro il ripiano, non produce alcun rumore.».


Domanda retorica. E per il gusto?.


«Tutt’altro che retorica. Al gusto dedichiamo tutte le nostre attenzioni. Ad esempio il nostro caffè subisce due diverse selezioni prima di essere tostato artigianalmente e poi macinato. E così ogni alimento che prepariamo. Spesso ci richiedono la saletta Jamaica al piano superiore della caffetteria per organizzare feste private, compleanni ma anche pranzi di lavoro e meeting. Non possiamo deludere le aspettative di chi crede in noi».


Eccellenza? È questa la vostra filosofia?


«E non solo. Presto diventerà anche il principale insegnamento della nostra scuola. Abbiamo in programma la creazione della prima accademia del caffè, un posto in cui insegneremo l’eccellenza in tutte le sue forme e in tutte le sue manifestazioni sensoriali».


Mi candido già come iscritto.

Maurizio Cardascio

Amministratore Cardascio Business Solutions

La climatizzazione dei migliori locali di Bari e provincia portano la sua firma. Scorgo un nesso causa/conseguenza che non riesco a cogliere appieno.
Lei è il migliore perchè lavora solo con i migliori o sono loro che diventano migliori perchè chiamano il migliore nell’ambito della climatizzazione?

«È sicuro che nel caffè non ci abbiano messo nulla di strano? (sorride e questo è di per sè un evento). Le partnership a certi livelli non sono mai casuali. I bravi sono bravi perchè si affidano ai bravi».

E in questa caffetteria ha superato se stesso.

«Questa è stata un esperienza diversa dalle altre. Di solito sono abituato a ragionare in termini di ambienti, metri cubi, deumidificazione e filtraggio dell’aria. Ebbene, quando sono stato convocato, il sig. Antonio Scarangelli mi ha detto due parole: tatto e olfatto.».

Anche nel suo caffè doveva esserci qualcosa di strano. Sorride, ancora!

«Questa caffetteria è stata realizzata con un unico criterio. Offrire giovamento ai cinque sensi. A me sono stati affidati due dei cinque sensi».

Alquanto epicurea come cosa. In particolare, cosa doveva fare?

«Per il tatto: creare un’atmosfera morbida e accogliente. Cosa avverte nella maggior parte dei locali in cui entra nel mese di agosto?».

Se va male, climatizzazione inesistente e caldo torrido. Se va bene, vengo investito da un gelo che sembra di stare al circolo polare artico.

«Qui questo non avviene. La temperatura interna è costante ed uniforme. Ho ideato un sistema di diffusione canalizzato che percorre l’intero locale su entrambi i piani. La sfido a trovare un angolo di questo locale con un escursione termica superiore a 2 gradi».

E per l’olfatto?

«Lì davvero ho pochi meriti. Il legno vivo dell’arredamento e il caffè tostato fanno metà del lavoro. Io ho dovuto solo creare un sistema di estrazione efficiente per impedire alla cucina di alterarne la fragranza. Prende un caffè con me?».

Con piacere. Immagino che questa sua visita faccia parte di un controllo qualità.

«Cito Arturo Graf: Non è filosofo chi pensa la propria filosofia e non la vive».

Adoro quest’uomo.

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